mercoledì 23 aprile 2008
Zanardi: «Che emozione correre a Padova»
Il pilota bolognese è tra i personaggi più attesi della Maratona S.Antonio 2008: «L’handbike mi ha fatto ritornare bambino. Sono qui per misurarmi con i migliori al mondo: questa gara vale più di New York». E’ il personaggio più atteso della nona edizione della Maratona S.Antonio. Alex Zanardi domenica sarà alla partenza di Vedelago per gareggiare con l’handbike, alla guida della sua «Lupella». La sua carriera di pilota, riassunta per sommi capi, registra 41 presenze nei Gran Premi di Formula 1, la vittoria nella Champ Car del 1997 e del 1998 e quella del Campionato Italiano di Superturismo nel 2005. Ma registra anche il terribile incidente che, il 15 settembre 2001, sul circuito EuroSpeedway di Lausitzring, vicino Brandeburgo, gli ha causato l'istantanea amputazione di entrambi gli arti inferiori al di sopra del ginocchio. Nonostante il grave handicap fisico, dopo una lunghissima riabilitazione, Zanardi tornò a camminare grazie all'uso di apposite protesi, e quindi decise di ritornare anche alla guida di vetture da corsa, avvenuta nel 2003, con la partecipazione all'ultimo round del Campionato Europeo Turismo a Monza come guida ufficiale Bmw. La passione per la maratona è invece più recente, tanto che lui stesso, candidamente, ammette: «Sino a due settimane prima di correre a New York 2007, non sapevo cosa fosse una handbike». Pur essendo alla prima esperienza in una gara del genere, nella Grande Mela Zanardi ha colto un sorprendente quarto posto. E a Padova vuole migliorarsi ancora.
«Perché la Maratona S.Antonio? Beh, non posso dire che Padova sia la mia città, perché sono nato a Bologna, ma da alcuni anni vivo nel Padovano, a Noventa. Ho sposato Daniela, una ragazza di qui, e sempre qui ho i miei amici. Insomma, sono molto legato a questi luoghi. In più a Padova si organizza una tra le maratone più prestigiose di questo paese: anzi, la più prestigiosa in assoluto per quel che riguarda l’handbike – racconta Alex – Sia a livello qualitativo che quantitativo (saranno 180 gli atleti al via della gara disabili, ndr) questa maratona vale più di quella di New York e quello che voglio io è proprio confrontarmi con i migliori specialisti del mondo. Il mio obiettivo? Provare a migliorare il tempo che ho realizzato a novembre negli Stati Uniti (un’ora 33’17”, ndr), dove pure sono andato bene, chiudendo al quarto posto».
L’amore per la maratona è piuttosto recente ed è motivato dalla voglia di mantenersi in forma. «Per un amputato bilaterale di coscia come me è difficile anche solo pensare di poter praticare un’attività di carattere aerobico. Aldilà della canoa e di poche altre discipline, questa, a riguardo, è la più efficace. Tanto è vero che in diversi altri paesi l’handbike è praticata anche da normodotati».
La vicenda che ha fatto conoscere a Zanardi questo mondo è curiosa. «Ero nel Principato di Monaco e stavo litigando per il parcheggio con un signore. A un certo punto mi ha riconosciuto e abbiamo cominciato a parlare normalmente. Ho visto che aveva una bici particolare legata sopra alla macchina e gli ho chiesto cosa fosse. Lui era Vittorio Podestà, campione italiano di handbike, e stava andando in Spagna per partecipare a una gara. Ci siamo lasciati ma mi è rimasta la curiosità. Qualche giorno dopo l’ho richiamato, dicendogli che volevo correre alla maratona di New York. ‘Quella del 2008?”, ha chiesto lui. ‘No, quella del 2007’ gli ho risposto io. ‘Ma sei matto, è tra due settimane!’ ha aggiunto lui. Poi però mi ha aiutato a trovare i contatti giusti per procurarmi in fretta una handbike. Me l’ha venduta Athos Libanore, che tra l’altro ha vinto la maratona di Padova del 2007».
Quella con cui gareggerà a Padova è però una handbike speciale. «L’ho realizzata io assieme al mio capomeccanico alla Bmw, Roberto Giordani, detto il ‘Lupo’, e a Luca Zanella, il mio capoofficina. Unendo i loro nomi l’ho battezzata ‘Lupella’. Anche solo mettere a terra un mezzo che hai costruito con le tue mani ti regala emozioni enormi, rispetto a quando usi un prodotto acquistato, fabbricato da altri. E di emozioni ne sto vivendo di forti, in questi giorni, pensando alla gara. Anche più forti di quelle che vivo in pista: credo che dormirò poco nelle prossime notti. Per certi aspetti mi sento come quando ero agli inizi della carriera in go-kart. L’handbike mi ha fatto ritornare bambino».
Ad accompagnare Zanardi domenica 27 aprile ci saranno le persone care. «Mia moglie Daniela e mio figlio Niccolò saranno sul traguardo in Prato della Valle. Alla partenza, a Vedelago, ci saranno invece il dottor Claudio Costa, della Clinica Mobile, che si è appassionato da subito a questa mia avventura, e il professor Claudio Sassi, che mi ha preparato una tabella di allenamenti». Ma oltre a loro ci sarà tutto il calore di una città, pronta ad abbracciare il suo campione.
Nella foto Alex Zanardi alla maratona di New York
Ufficio Stampa Assindustria Sport Padova
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