martedì 1 luglio 2008

Gay, Bolt, Powell: che sfida a Pechino!


Lo si era già intuito nel corso di venerdì: Usain Bolt, 21 anni e primatista mondiale con il 9"72 fatto registrare a New York il 31 maggio scorso, poteva andare ben oltre il 10’’19 ottenuto durante le batterie. Due giorni fa sembrava aver corso senza sprecare energie, limitandosi a controllare, dosando lo sforzo con l’eleganza del campione. Aveva iniziato a lanciarsi solo dopo i 30 metri, come se non avesse alcuna fretta. Intanto Asafa Powell, 25 anni e detentore di un personale di 9’’74 realizzato a Rieti, correva nel suo quarto di finale già indiavolato a 9’’90, con una falcata che si sta perfezionando dopo l’operazione al pettorale. Ma sembrava inquieto Asafa, con la testa tenuta inspiegabilmente bassa fino ai 40 metri ed un peso che risultava appena sbilanciato in avanti. Forse il giamaicano aveva troppe aspettative a pesargli addosso, incalzato com’è dalle quotazioni del connazionale Bolt che crescono e le sue che scendono quasi del 30%. Questa sembrava essere per lui un’occasione di riscatto personale, oltre che agonistica.

Ma nella finale di sabato sera (le 19.55 a Kingston, le 2.55 italiane) con un vento leggermente contrario (-0,1), le gambe di Bolt hanno fatto il loro dovere, sfilando un 9’’85 di 12 centesimi inferiore a quello di Powell. Terzo Michael Frater, anch'egli qualificati per Pechino, con 10’’04.

Impossibile credere che in quella che i due connazionali vogliono far apparire come una semplice qualificazione tra amici, non vi sia anche un pizzico di soddisfazione. “Siamo solo all’inizio della sfida” profetizza il fratello maggiore di Asafa, Donnovan Powell. Intanto Usain Bolt ha vinto di nuovo, di prepotenza.

Ma è certo che ai Giochi il giamaicano dovrà davvero difendere con i denti il suo titolo di campione del mondo. In Cina lo aspetta infatti anche un indomabile Tyson Gay, che durante i Trials in corso a Eugene, nell’Oregon, non è rimasto certo a guardare. Anzi, ha saputo ottenere il record nazione e personale di 9’’77 (+1,6), in serie che sono spesso rimaste al di sotto dei 10": Padgett e Patton hanno corso in 9’’89, Ivory Williams in 9’’94, Martin in 9’’95, Jelks in 9’’99.

Jeffery Demps, secondo nella batteria di Gay, ha corso in 10’’01, eguagliando il record americano Juniores di Darrel Brown. E dietro a lui Walter Dix e Leroy Dixon hanno ottenuto 10’’02, portando in totale nella semifinale di oggi (14.30 locali, 21.30 italiane), 16 uomini qualificati con una media di 9’’997.

Ma anche la Giamaica, paese che punta alle 6 medaglie olimpiche nello sprint, non è da meno. Lo si è visto bene durante la finale dei Trials nei 100 metri donne, una delle gare più veloci di sempre. Fuori dai giochi di un solo centesimo la campionessa del mondo Veronica Campbell, quarta con un incredibile 10’’88. Meglio di lei Kerron Stewart (10’’80), Shelly-Ann Fraser (10’’85) e Sherone Simpson (10’’87). La Campbell, già qualificata per la staffetta 4x100 e in lizza per i 200, si potrà consolare sapendo di non essere l’unica vittima illustre delle qualificazioni olimpiche. Nella finale americana sulla medesima distanza, infatti, anche Allyson Felix (quinta con 10’’96) e Angela Williams (sesta con 11’’02) sono rimaste tagliate fuori. Davanti a loro Muna Lee con 10’’85, Torri Edwards e Lauryn Williams con lo stesso crono di 10’’90.

Nelle altre finali, a Kingston ha vinto il salto in lungo donne la Hammond a 6.61 (-0,7). A Eugene nel peso uomini si è imposto Hoffa con un lancio di 22.10. Il titolo nei 10.000 femminili è andato alla Flanagan in 31'34"81, seconda la Goucher a 31'37"72.

Ma questi Trials d’oltreoceano non sono vetrina di grandi nomi. La texana Marshevet Hooker, 23 anni, figlia di un ex cestista NCAA, ad Eugene ha volato, accompagnata dal vento (+ 3,4 m/s), in un quarto di finale dei 100 metri in 10’’76. Il 5° tempo nella storia sulla distanza.

E fa sorridere, a Kingston, un 5000 fuori dal tempo, con appena 6 partecipanti totali di cui 2 master. Tra loro Errol Grant, rasta di 55 anni, ha gareggiato nella corsia sbagliata ed è stato doppiato quattro volte, ritardando l’inizio della gara degli uomini di velocità. Incalzato, si è rifiutato di ritirarsi: per lui applausi ed interviste, perché le storie dello sport sono anche queste.

realsports.it

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