La delegazione italiana, intanto, ha già avuto la sua prima cerimonia, quella di benvenuto, la "Welcome Ceremony", tenutasi presso il villaggio olimpico di Pechino 2008, nella piazza delle bandiere nella Zona Internazionale. L’avvenimento ha rappresentato l'ingresso ufficiale della nostra delegazione ai Giochi Olimpici. Il benvenuto del sindaco del villaggio, Chen Zhili, e il saluto del capo missione italiano, Raffaele Pagnozzi hanno scandito la mattinata tinta d'azzurro. La cerimonia - spiega il Coni - si è conclusa con la salita sul pennone del tricolore accompagnato dalle note dell'inno di Mameli e di quello Olimpico. Il Presidente del Coni Giovanni Petrucci ha seguito la cerimonia dalla prima fila. Tra i presenti anche Mario Pescante, Franco Carraro e Manuela Di Centa. Tra gli azzurri spiccavano i rappresentanti della pallavolo maschile e femminile, del pugilato, della lotta e della pallanuoto, che hanno intonato l'inno di Mameli, chiuso tra gli applausi.
Germania e Stati Uniti, invece, hanno scelto i rispettivi portabandiera. I tedeschi hanno designato Dirk Nowitzki. La stella della nazionale tedesca di basket e dei Dallas Mavericks in Nba è stato nominato perché "come quasi nessun altro incarna l'idea olimpica". Il famoso cestista ,trentenne, secondo l'alto dirigente olimpico tedesco Michael Vesper, "ha sognato per anni di giocare le Olimpiadi e rappresenta un grande esempio per i giovani sportivi". Con la maglia della Germania, ha conquistato l'argento agli Europei del 2005 ed il bronzo ai Mondiali del 2002. Scelta particolare, invece, per gli statunitensi che si faranno rappresentare da un atleta che fino ad 8 anni fa non aveva neppure una nazione. Si tratta di Lopez Lomong, uno degli oltre 20.000 'Lost Boys' del Sudan (orfani e deportati della seconda guerra civile sudanese), eletto oggi dopo una votazione tra tutti i capitani della squadra a stelle e strisce. Specialista dei 1.500 metri, Lomong ha ottenuto la cittadinanza americana soltanto 13 mesi fa:
"E' più di un sogno - ha commentato oggi in un'intervista rilasciata all'Associated Press - Continuo a ripetermelo, devo ancora capire se sia vero o meno. Sarò il primo atleta della mia nazione, con tanto di bandiera in mano, a entrare nello stadio sotto gli occhi del mondo intero. Non ci sono parole per descrivere la mia emozione". Nato in Sudan e separato dai sui genitori sotto la minaccia di una pistola all'età di 6 anni, Lomong riuscì a scappare dalla prigionia per essere accolto in un campo di rifugiati in Kenya. Nel 2001 l'arrivo negli States nell'ambito di un programma di accoglienza per i bambini vittime del conflitto sudanese. "In America tutti hanno una chance di realizzarsi - ha concluso Lomong - Oggi mi sento onorato di avere questa opportunità".
E il suo sogno lo sta realizzando, giorno dopo giorno, anche un ragazzino cinese di 13 anni. Accompagnato dal padre, soggiorna nell’aeroporto di Pechino, con l’obbiettivo di raccogliere il maggior numero possibile di autografi. Lu Zhian, originario della provincia di Zhejiang, nell'est del paese, e' già riuscito a raccogliere circa 300 firme. Tra queste spicca quella del tennista spagnolo Rafael Nadal, uno dei campioni preferiti dal tredicenne. Il tutto viene rigorosamente immortalato dall’inseparabile macchina fotografica. Il suo prossimo obiettivo e' il campione statunitense di basket Kobe Bryant. Riuscirà ad ottenere il prezioso autografo del cestista? Nel frattempo trascorrerà un’altra notte tra i terminal dell’aeroporto della capitale cinese.
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