venerdì 22 agosto 2008

A Schwazer, l\'oro dei faticatori

A Schwazer, l'oro dei faticatori Azzurra la 50 km di marciaQuesta volta, Alex Schwazer non sbaglia niente. Quando parte, a 5 chilometri dall'arrivo, non ce n'è più per nessuno. E' suo l'oro della 50 chilometri di marcia. E' il settimo per la spedizione azzurra che temeva di averne perso il sapore ed è il primo grande successo internazionale (dopo due bronzi mondiali) per questo ragazzo ventiquattrenne di Vipiteno che è entrato nello stadio olimpico piangendo e ridendo insieme, con un dito alzato in segno di trionfo e, poi, dopo l'arrivo, si è chinato a baciare la pista. Quindi, il giro del "Nido" con la bandiera italiana, un tuffo sui materassini del salto in alto e ogni altra pazzia che gli verrà in mente di fare o di dire. "Non mi batte neanche Superman - ha detto appena sciolto dall'abbraccio paterno del suo allenatore Sandro Damilano - Stavo bene e oggi volevo vincere, perché me lo merito e perché sono uno che non imbroglia, ve lo posso assicurare. Questo è già tanto. Tutto l'anno è andato bene".

Dietro di lui, che ha chiuso in 3 ore 37' 09" (a 2 secondi dal suo personale), l'australiano Jared Tallent staccato di 2 minuti e 18 secondi, bronzo al russo Nizhegorodov (che fu argento ad Atene ed era il grande favorito della gara) a 3'05. I due hanno accompagnato Schwazer per 40 chilometri insieme al cinese Li Jianbo che poi ha ceduto di schianto. Alex se n'è andato intorno al 42esimo e, al 45esimo aveva già 40 secondi su Tallent. Da lì in poi, l'allegro ragazzo di Vipiteno ha marciato da solo immerso in un dialogo tra sé stesso e con il pubblico che lo acclamava. Si è baciato un braccialetto che porta al polso, ha alzato più volte il dito, ha detto cose che forse lui solo poteva capire e sapere. Ha baciato anche un piccolo segno nero di lutto che portava sulla maglietta: era per il nonno scomparso il 27 luglio scorso: "Ero moltolegato a lui" ha spiegato dopo l'arrivo. Poi si è immerso nel sottopassaggio che porta al Nido ed è andato a scrivere il suo nome tra i vincitori di Olimpia.

Anche Tallent, negli ultimi chilometri, ha esultato tra sé, contento della medaglia. Il russo, più dietro, non era così allegro: qualche mese fa ha stabilito il miglior tempo mondiale della specialità in 3 ore 34'14, ma non gli è bastato qui a Pechino davanti allo strapotere di Schwazer.

La gara è stata resa durissima dal caldo, ma ha avuto, tutto sommato, un andamento lineare. Alex è partito subito al comando e ha fatto una certa selezione. Così, al decimo chilometro, in testa si è formato un gruppetto di cinque uomini: i tre che saranno primi al traguardo più il cinese Li e il giapponese Yamazaki. Il giapponese ha mollato quasi subito e i quattro sono andati avanti così fino al quarantesimo chilometro con il solo francese Diniz a cercare di contrastarli. Dietro tenevano bene anche gli azzurri Cafagna (poi squalificato) e De Luca (diciottesimo alla fine).

I giudici sono intervenuti abbastanza ma non in modo cervellotico come accaduto in passato. Schwazer ha avuto un'ammonizione per "perdita di contatto dal suolo", una anche per Tallent per il non perfetto bloccaggio del ginocchio e due per il russo. Quando Alex è partito, si è vista tutta la differenza di classe, quella che ha fatto dire a Sandro Damilano: "Penso si possa dire che è iniziata l'era Schwazer e che può vincere tre medaglie d'oro. Quando ha cambiato il ritmo è stato impressionante anche per me, non mi aspettavo riuscisse a fare un allungo del genere".

Dietro non è successo più niente, Tallent e Nizhegorodov si sono accontentati, mentre lo spagnolo Angel Garcia si è rifatto sotto, ma solo per un quarto posto a 5 minuti dall'azzurro. repubblica.it

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