martedì 8 gennaio 2008

Rigido silenzio stampa per gli atleti olimpici cinesi

Chiusi in campi di allenamento sotto sorveglianza armata, o in ritiro per mesi, atleti e allenatori cinesi annunciano un totale silenzio stampa. Si dice di voler evitare lo “spionaggio sportivo” e impedire qualsiasi pubblicità negativa. Come sempre, del tutto negletto il diritto di informazione. Sorveglianza “militare” sugli atleti olimpici cinesi e, soprattutto, pochi o nessun contatto con i media. Dall’inizio del 2008 i 200mila metri quadrati del Centro di allenamento sportivo nazionale (Nstc), abituale sede nel cuore di Pechino dei migliori atleti nazionali, è sorvegliato giorno e notte da polizia armata, che l’Amministrazione generale degli sport statali ha chiamato ad aiutare le precedenti guardie private e la polizia municipale.

I funzionari spiegano che si vogliono proteggere gli atleti da qualsiasi “distrazione” perché possano prepararsi al meglio. Qui verranno a vivere nei prossimi mesi circa 800 atleti nazionali, in attesa dell’apertura del villaggio olimpico a luglio. Qui già si allenano gli atleti di 8 sport, tra cui ginnastica e sollevamento pesi.

La protezione armata di solito è riservata agli alti funzionari del governo e del Partito comunista, ma Sun Weimin, vicedirettore del Nstc, spiega che è una “precauzione contro qualsiasi problema. Le guardie armate hanno una grande esperienza e potranno meglio garantire la tranquillità e la sicurezza degli atleti durante gli allenamenti”.

Di certo, potranno così essere tenuti lontani dai media, visti come un pericolo per la serenità mentale degli atleti. Il funzionario Feng Shuyong spiega che “secondo studi” l’eccessiva esposizione ai media “può danneggiare la preparazione” atletica. Già ad ottobre il ministro per lo Sport ha indicato agli atleti come comportarsi con i giornalisti curiosi, ma ora gli atleti sono stati del tutto “imbavagliati”.

Lo stesso avviene nel resto del Paese. A Zhangzhou (Fujian) la squadra femminile di pallavolo ha dichiarato che concederà alla stampa solo 20 minuti per tre giorni, prima di iniziare due mesi di allenamento invernale e silenzio stampa. A Tianjin, i responsabili della squadra di taekwondo avvertono i giornalisti che “atleti e allenatori non concedono interviste sino a dopo febbraio”.

Persino Li Yongbo, responsabile della nazionale di badminton in genere molto affabile con la stampa, ha annunciato che per i prossimi 40 giorni “gli atleti non rilasceranno interviste, nemmeno per telefono”.

Ufficialmente si vuole così evitare lo spionaggio sportivo, specie perché la Cina mira a vincere più medaglie di tutti. Ma alcuni dicono che Pechino vuole soltanto evitare qualsiasi pubblicità negativa. Resterebbe il diritto della popolazione di avere informazioni sui propri atleti, ma evidentemente non è reputato importante.

Fonte asianews.it

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