E' il momento della verità. Via i veli, la macchina scende finalmente in pista. Il numero uno è sempre ben dipinto sulla carrozzeria, anche se il peso di quel blasone è difficile da portare in giro per un quadriennio. Stefano Baldini è pronto. Stasera volerà a Londra, dove domenica mattina affronterà la nona partecipazione in carriera alla maratona più competitiva del mondo. Il campione olimpico dei 42,195 chilometri ha rodato a lungo il motore, su quelle alture della Namibia diventate ormai la sua seconda casa. Ed è pronto al test più difficile, l'ultimo sullo strada che lo porterà a Pechino.
"Sto abbastanza bene - dice - anche se stavo meglio prima dei societari di cross di Monza. Lì è venuto fuori quel problema muscolare (una contrattura al bicipite femorale sinistro, ndr) che mi ha un po' condizionato nella preparazione, anche perché è stata fonte di ultriori problemi, risolti solo con il passare del tempo. Ho rinunciato a correre la mezza di Lisbona del 16 marzo, preferendo continuare a lavorare in funzione di Londra, e credo sia stata una scelta opportuna: da quattro settimane non ho più dolore, e ora mi sento pronto, anche se so di non essere al meglio delle mie potenzialità".
Cosa cerchi dalla gara di domenica?
Probabilmente, e soprattutto, una iniezione di fiducia per il prosieguo della stagione. L'obiettivo è migliorare il crono di New York (2h11:58, ndr), oltre che progredire nella gestione della corsa. Ovviamente non farò una maratona di testa: degli atleti maggiormente accreditati, probabilmente sarò l'unico a partire più defilato, mentre davanti andranno a caccia di tempi vicino al record del mondo. Spero di trovare compagni di corsa, per evitare di restare solo troppo a lungo.
Che gara vedremo in assoluto?
Rispetto a Parigi, il campo dei partenti top è maggiormente qualificato (Limo, Mutai, Wanjiru, Lel, Ramaala, Kibet, Goumri, Hall), anche se numericamente meno importante rispetto a Parigi, dove in tantissimi sono andati molto forte. Il mio favorito per domenica è sempre il keniano Martin Lel, che per me rimane anche l'atleta con le maggiori chances per l'oro ai Giochi di Pechino.
E Baldini? Come lo danno le quote?
Per domenica piazzato, niente di più...No, scherzi a parte, io credo che l'Olimpiade sarà davvero una gara diversa. Non conterà il primato personale, ma le condizioni di forma nelle quali ci si presenterà quel giorno, considerato che le condizioni ambientali saranno ben lontane dall'ottimale. Io mi auguro di arrivare a Pechino con una forma da 2h08, il che mi consentirebbe di giocare al meglio le mie carte. Sì, continuo ad essere fiducioso.
La maratona italiana sembra vivere un momento davvero buio. Che succede?
Succede solo che l'età passa per tutti, e quando non sei più un giovanotto, i problemi fisici, anche quelli di poco conto, diventano difficili da recuperare. I migliori maratoneti italiani hanno tutti superato, in qualche caso abbondantemente, i 30 anni: fino al 2006 questo non ha prodotto grandi disagi, adesso si cominciano a pagare i conti. E i ricambi non si vedono; mancano i 25enni in grado di correre la maratona su tempi discreti, o in pista sui 10000 metri. Vedremo, in ogni caso non mi preoccuperei più di tanto. I cicli nell'atletica sono un fatto normale: anche dopo il periodo d'oro degli anni '80, abbiamo dovuto attendere qualche stagione prima di tornare al vertice.
La strada verso Pechino comincia subito dopo Londra, vero?
Sì, nel senso letterale del termine. La NBC, la tv americana, mi intervisterà dopo la gara per uno speciale che sarà trasmesso durante i Giochi. E soprattutto, lunedì partirò da Londra per la Cina, per andare a vedere da vicino il percorso della maratona olimpica.
E' un momentaccio, Stefano. Che effetto fa?
Da adesso in avanti, non dirò più nulla sull'argomento: gli atleti devono fare gli atleti.
Marco Sicari
Nella foto in alto, Stefano Baldini alla maratona di Londra 2007; in quella in basso, ai Giochi di Atene 2004 (Giancarlo Colombo per Omega/FIDAL)
"Sto abbastanza bene - dice - anche se stavo meglio prima dei societari di cross di Monza. Lì è venuto fuori quel problema muscolare (una contrattura al bicipite femorale sinistro, ndr) che mi ha un po' condizionato nella preparazione, anche perché è stata fonte di ultriori problemi, risolti solo con il passare del tempo. Ho rinunciato a correre la mezza di Lisbona del 16 marzo, preferendo continuare a lavorare in funzione di Londra, e credo sia stata una scelta opportuna: da quattro settimane non ho più dolore, e ora mi sento pronto, anche se so di non essere al meglio delle mie potenzialità".
Cosa cerchi dalla gara di domenica?
Probabilmente, e soprattutto, una iniezione di fiducia per il prosieguo della stagione. L'obiettivo è migliorare il crono di New York (2h11:58, ndr), oltre che progredire nella gestione della corsa. Ovviamente non farò una maratona di testa: degli atleti maggiormente accreditati, probabilmente sarò l'unico a partire più defilato, mentre davanti andranno a caccia di tempi vicino al record del mondo. Spero di trovare compagni di corsa, per evitare di restare solo troppo a lungo.
Che gara vedremo in assoluto?
Rispetto a Parigi, il campo dei partenti top è maggiormente qualificato (Limo, Mutai, Wanjiru, Lel, Ramaala, Kibet, Goumri, Hall), anche se numericamente meno importante rispetto a Parigi, dove in tantissimi sono andati molto forte. Il mio favorito per domenica è sempre il keniano Martin Lel, che per me rimane anche l'atleta con le maggiori chances per l'oro ai Giochi di Pechino.
E Baldini? Come lo danno le quote?
Per domenica piazzato, niente di più...No, scherzi a parte, io credo che l'Olimpiade sarà davvero una gara diversa. Non conterà il primato personale, ma le condizioni di forma nelle quali ci si presenterà quel giorno, considerato che le condizioni ambientali saranno ben lontane dall'ottimale. Io mi auguro di arrivare a Pechino con una forma da 2h08, il che mi consentirebbe di giocare al meglio le mie carte. Sì, continuo ad essere fiducioso.
La maratona italiana sembra vivere un momento davvero buio. Che succede?
Succede solo che l'età passa per tutti, e quando non sei più un giovanotto, i problemi fisici, anche quelli di poco conto, diventano difficili da recuperare. I migliori maratoneti italiani hanno tutti superato, in qualche caso abbondantemente, i 30 anni: fino al 2006 questo non ha prodotto grandi disagi, adesso si cominciano a pagare i conti. E i ricambi non si vedono; mancano i 25enni in grado di correre la maratona su tempi discreti, o in pista sui 10000 metri. Vedremo, in ogni caso non mi preoccuperei più di tanto. I cicli nell'atletica sono un fatto normale: anche dopo il periodo d'oro degli anni '80, abbiamo dovuto attendere qualche stagione prima di tornare al vertice.
La strada verso Pechino comincia subito dopo Londra, vero?
Sì, nel senso letterale del termine. La NBC, la tv americana, mi intervisterà dopo la gara per uno speciale che sarà trasmesso durante i Giochi. E soprattutto, lunedì partirò da Londra per la Cina, per andare a vedere da vicino il percorso della maratona olimpica.
E' un momentaccio, Stefano. Che effetto fa?
Da adesso in avanti, non dirò più nulla sull'argomento: gli atleti devono fare gli atleti.
Marco Sicari
Nella foto in alto, Stefano Baldini alla maratona di Londra 2007; in quella in basso, ai Giochi di Atene 2004 (Giancarlo Colombo per Omega/FIDAL)
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