mercoledì 25 giugno 2008

Celle Ligure, Abate corre in 13.66

Ci voleva la brezza salmastra del Mediterraneo per rimetter l'ali ai piedi di Emanuele Abate, il solo specialista degli ostacoli alti rimasto all'Italia. E ieri notte, mentre il sole incendiava coi bagliori del tramonto lo stadio "Giuseppe Olmo" di Celle Ligure, Abate ingoiava una appresso l'altra le dieci barriere dei 110hs con la fluida, agile rapidità  che il week-end scorso ad Annecy, in occasione della Coppa Europa per Nazioni, pareva aver completamente smarrito. Il suo tempo: 13''66, risultato rispettabile in campo internazionale e di solo 4 centesimi superiore alla prestazione che, l'anno passato a Bangkok, gli valse il quarto posto ai World University Games. Abate è, a prima vista, un bell'atleta. Di armonica costruzione fisica, imponente di statura, possiede anche una buona tecnica. La sua corsa tra un ostacolo e l'altra è sufficientemente radente, ed i canonici tre passi hanno quella rapidità di appoggio richiesta dalla specialità. Cosa spiega, dunque, questo suo altalenare di risultati? E' forse, il ventitreenne di Albenga, tipo facile all'emozione? Il patatrac di Coppa Europa avvalora la tesi. Quando i nervi non sono intaccati dall'obbligo di ben fare, e Abate può esprimere il suo talento in un quieto gioco, come l'altra sera sull'amica pista cellasca, eccolo emergere atleta di valore internazionale. Ma sarebbe ingeneroso, tuttavia, restringere il talento del giovanotto alle competizioni di campanile: pur non possedendo la vis agonistica di Eddy Ottoz, che rimane ineguagliata nonostante il trascorrere del tempo, Abate può ancora esser educato allo stress delle grandi competizioni. D'altro canto, chi se non lui?

Il meeting Arcobaleno non ci ha soltanto restituito Abate. Esso ha anche proposto un fresco talento del salto in alto, approdato dal mar dei Caraibi al Ligure. Trattasi di James Grayman, ventidue anni, estroverso nel raccontar la sua vita quanto esplosivo in pedana: ieri sera gli è magnificamente riuscito di superare i m. 2,26, ad un centimetro dal suo primato, ma sufficienti per il nuovo record del meeting (precedente, 2,25 di Filippo Campioli). Ai successivi m. 2,30, Grayman s'appesantiva nei due primi tentativi, quasi che l'ostacolo innalzato fosse un macigno sulle sue spalle. Al terzo, scrollatosi di dosso parte di quel peso saliva ben oltre l'asticella, ma non riusciva a completare l'azione di svincolo. Tuttavia, nella fluidità delle rincorsa e nei fondamentali tecnici esibiti mostrava cio' che e' essenziale per un saltatore: la corretta impostazione, che non mancherà di fruttare magari già ai prossimi Giochi di Pechino.

James Grayman sarà, difatti, uno dei tre atleti di Antigue e Barbuda all'Olimpiade. Queste due isole hanno una popolazione di 75mila abitanti, cioè poco più della città di Savona. Eppure, frugando tra la gioventù, spuntano a bizzeffe i talenti: James, che si definisce un "bad boy" ai tempi dell'high school, era solito praticare piu' il basket e il calcio che i libri. Poi, alcuni amici lo invitarono a saltare in lungo e in triplo e, infine, a provare il salto in alto. Esercizio che iniziò a praticare a piedi nudi, superando già  i m.1,95 nel 2004. Di lì, nel breve volgere d'un paio di stagioni eccolo salire a m.2,06 e, poi, m.2,15 quando, reclutato dai centri di sviluppo della IAAF, si trasferiva a Cuba per apprendere l'arte da quei maestri del salto in alto. E, passato appena un anno e mezzo, i frutti si vedono: James Grayman, se continuerà ad applicare le tecniche cubane al suo talento, potrà presto emergere tra i migliori al mondo in questo complicato esercizio.

Il meeting Arcobaleno, costruito sul volontariato di un gruppo di amici sotto la spinta di Giorgio Ferrando (e tra i volontari occorre metterci anche il sindaco di Celle, Remo Zunino, e il consigliere delegato allo sport, Luigi Chiarloni), è l'occasione per ammirare aspiranti campioni altrimenti (quasi) invisibili. Per esempio: l'ottocentista Mohammed Moro, della Fratellanza Modena, un regale corridore che ieri sera ha corso in 1'49''40. Gli 800, con quattro atleti sotto gli 1''50''00, sono stati una gara vivace, con mezzofondisti veloci inglesi, svizzeri e ucraini a battagliare in rettilineo d'arrivo, dove l'elastica falcata di Moro s'imponeva non soltanto come la più bella, ma anche la piu' efficace. E bravo era, nello spint, il ventiduenne Alessandro Guazzi, della Studentesca Ca.ri.ri. Dominava i 100 e i 200, in 10''60 e 21''02, per nulla impressionato dalla possanza dell'inglese Andrew Matthews. Gli inglesi si prendevano, pero' una sonante rivincita sui 400, dove Robert Tobin, un fuoriclasse in visita a Celle, vinceva con un rapido batter d'ali in 46''44. Vinceva anche Paolo Camossi, al salto triplo, nonostante gli manchino un poco le gambe e il ritmo nella successione di "step, hop and jump": cosi', eccolo bloccarsi a m. 16,07. Nelle competizioni femminili il meglio veniva dalle atlete dei 400: piani e ad ostacoli. Sui piani, le inglesi Vicky Barr e la vecchia gloria Dona Fraser, chiudevano rispettivamente in 52''69 e 53''33; nella gara con le barriere era un'altra inglese, Perry Shaker Drayton, a dominare in 57''01. Trattandosi di una ventenne, ed assai elegante, ostacolista, ecco un'altra atleta slanciarsi da Celle verso il gran mondo delle competizioni internazionali.

Giorgio Reineri

Nella foto, Emanuele Abate (Giancarlo Colombo per Omega/FIDAL)

fidal.it

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