Il calcio e gli altri sport non si amano prima, figuriamoci durante le Olimpiadi. "Non siamo calciatori" è uno dei tormentoni ascoltati in questi giorni, un accenno polemico che significa tutto: non guadagniamo come calciatori, quindi ci devono detassare; non ci alleniamo poco come i calciatori; non siamo viziati come i calciatori; non siamo facce da reality come i calciatori.
Ma l'allergia tra i campioni olimpici ed il pallone a Pechino è diventata insopportabile ieri, domenica, la mattina in Cina, notte fonda in Italia. All'aeroporto intercontinentale, dove si stava per imbarcare parte della spedizione azzurra che aveva terminato la sua avventura olimpica.
Al check-in dell'Air China si sono presentate le ragazze del fioretto femminile, pronte ad imbarcarsi sul volo delle 13,30. Valentina Vezzali, Margherita Granbassi, Giovanna Trillini e Ilaria Salvatori, reduci dalla medaglia di bronzo nel torneo a squadre, si sono avvicinate al gate coi loro biglietti di classe economica, per scoprire che sullo stesso volo viaggiava la nazionale di calcio eliminata malamente dal Belgio nei quarti di finale.
Con disappunto, le fiorettiste hanno scoperto che Giovinco & C. avrebbero goduto di posti in classe business, mentre loro quattro si sarebbero arrangiate in spazi molto meno confortevoli nel lungo viaggio dalla Cina a Roma. "Ma come, noi abbiamo vinto un oro e due bronzi e ci trattano così, mentre loro che non hanno vinto niente se ne staranno in business?" uno dei commenti più pacati.
Il Coni precisa che non ci sono trattamenti diversi: "Noi garantiamo il volo in classe economica per tutti gli atleti, poi le rispettive federazioni possono integrare il costo del biglietto per passare in business."
Ai calciatori in fondo è andata bene: avrebbero potuto fare il viaggio di ritorno coi pugili " Tatanka" Russo o Cammarelle. repubblica.it
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