lunedì 18 agosto 2008

E\' un tedesco di sangue afrikan l\'uomo di ferro delle Olimpiadi

E' un tedesco di sangue afrikan l'uomo di ferro delle OlimpiadiHa cominciato a farsi un mazzo così quando aveva 19 anni. " Perché? Ma perché c'era una ragazza che mi piaceva, faceva il triathlon e così anche io ho cominciato a nuotare, a correre in bicicletta e a piedi". Eccoli sono loro, gli uomini e le donne di ferro dell'Olimpiade. Uno è Jan Frodeno, ragazzone, 27enne, tedesco di Colonia, gioventù in Sudafrica, dove appunto ha scoperto il mondo un po' pazzo dei triathleti. Oggi ha vinto l'oro olimpico di Pechino.

La olimpionica delle donne, invece, è l'australiana Emma Snowsill, affermatissima, anche lei 27enne, già pluricampionessa mondiale, una tosta che viene dal nuoto. Un po' per divertimento, un po' perché il percorso di guerra praticamente le metteva paura, si iscriveva alla gara, distruggeva le altre nel chilometro e mezzo di nuoto, poi si ritirava. Il resto è venuto di conseguenza, Emma è una fuoriclasse, una delle regine della disciplina, una donna sportiva in assoluto, mica solo triathlon: basket, surf, sci d' acqua, una vera australiana. Tosta, tostissima dicevamo: si allena due o tre volte al giorno, per sette giorni la settimana e per 11 mesi l'anno. In media in una settimana tira giù almeno 30km di nuoto, 250 in bicicletta e 100 di corsa, più palestra, pesi, stretching. E gare di altri sport per rendere la preparazione meno monotona.

Quando le gare si avvicinano rallenta un po' il ritmo, altrimenti in fase di preparazione lo aumenta a dismisura. Il tutto agli ordini di Brett il suo coach. Una giramondo inoltre, ovunque sia - Brasile, Canada, Svizzera, Stati Uniti - è sempre pronta per i suoi allenamenti. Proprio durante uno di questi 6 anni fa il suo compagno Luke Arrop, triathleta anche lui, fu investito da una macchina e mori, gettando Emma in dramma dal quale è uscita soltanto dopo anni.

Jan Frodeno, oggi, sul percorso delle tombe dei Ming, è stato un po' una sorpresa. Il grande favorito della gara era lo spagnolo Gomez, già campione mondiale. All'arrivo si è presentato un gruppetto con lo spagnolo in testa, Jan ha recuperato le ultime energie e agli ultimi cento metri finali è partito, e così dopo 1500 metri di nuoto, 40km in bici, e 10 km di corsa si è buttato avanti mettendosi dietro il canadese Whitfield (oro di Sydney) e il neozelandese Docherty (arrivato secondo ad Atene). Anche Jan è un tipo tutto sommato senza frontiere: parla correttamente l'inglese, l'Afrikaans, il tedesco e il francese. Si allena anche 45 ore alla settimana.

Il triatholn è forza, resistenza, ma anche praticità, prepararsi velocemente da una fase all'altra è essenziale. Jan è stato 18'14 in acqua nel bacino del Tempio dei Ming, è arrivato all'arrivo 16°. Ha impiegato 26° a infilarsi le scarpe, mettere il caschetto e montare in bici, ed è uscito 12°. Poi si è fatto 1'17'41'' in bicicletta (11°), altro cambio velocissimo e via per i 10 km di corsa. Portati a termine in 30'46''. Se pensate che l'etiope Kenesisa Bekele l'altra sera ha vinto i 10.000 metri allo Stadio del Nido d'Uccello, su una pista bellissima, in circa 4' in meno, vi potete render conto della straordinaria potenza di questi atleti. Tempo totale per il tedesco 1h48'53''28. Quasi due ore fradici e sudati col cuore che batte in gola.

Il triathlon è arrivato alle Olimpiadi a Sydney 2000, proprio per la grande diffusione soprattutto in Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti, e quindi in tutto il mondo. Uno sport giovane e massacrante. Gare simili venivano fatte in Francia già agli inizi del secolo, ma solo nei primi anni '70, a San Diego in California, è stato lanciato e regolamentato. Subito con grande successo.

La gara più famosa, dove arrivano atleti di tutto il mondo, è l'Hawaiian Ironman Triathlon, lungo la costa di Big Island. Non è una gara è una battaglia, un percorso per marines: 3,8 km a nuoto in mare, 180 in bicicletta e per finire un'intera maratona, 42,2 km di corsa. Per arrivare in fondo bisogna essere un uomo di ferro appunto. Il record appartiene al belga Luc Van Lierde, che nel 2006 ha impiegato 8 ore 4'8''. L'Iron Man cominciò nel '78, allora i vincitori ci mettevano più di 11 ore a compiere tutto il percorso. Ritiri a decine, un massacro.

Nel triathlon ci vogliono cuore, muscoli ma anche un po' d' astuzia. Pensate che gli australiani hanno ottenuto dalla giuria il permesso di correre interamente in verde - abolendo così il giallo - per confondere nel gruppo gli avversari ed essere meno riconoscibili. Insomma hanno cercato di mimetizzarsi. Certo, poi bisogna arrivare in fondo...
repubblica.it

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