Avrà anche vinto due medaglie d'oro sui 100 e 200 metri piani, con tanto di doppio record del mondo, ma il comportamento del giamaicano Usain Bolt non è piaciuto a Jacque Rogge, presidente del Cio, il Comitato olimpico internazionale. "Non ho problemi se lui è lì per fare uno show - ha detto Rogge - ma credo che dopo la finale dei 100 non si sarebbe dovuto lasciar andare a quei gesti, anzi, avrebbe dovuto mostrare più rispetto per i suoi avversari, magari andandoli a cercare per stringere loro la mano".
Negli ultimi metri della finale dei 100, Bolt, ampiamente in vantaggio ha rallentato e indicato con un gesto della mano il suo volto, per poi tagliare il traguardo con tanto di record del mondo (9"69). "Capisco la gioia, ma avrebbe potuto interpretarla in un altro modo - ha detto ancora il numero uno del Cio - Sembrava dire ai suoi avversari 'provate a prendermi se potete', almeno così è stato percepito. Queste cose non si fanno. Ma imparerà, è ancora giovane". Neanche l'atteggiamento tenuto dopo la vittoria nei 200, anche questa condita da primato mondiale (19"30), è andato giù a Rogge. ''Deve ancora maturare. Mi piacerebbe che dimostrasse maggior rispetto verso i suoi avversari, non è così che la gente immagina un campione. Dovrebbe andare a stringere la mano agli avversari, invece di ignorarli. E' un grande atleta, prima o poi imparerà".
Resta comunque l'impresa del 22enne giamaicano, capace di ripetere una doppietta (100 e 200 metri) che non riusciva da 24 anni (ultimo a riuscirci Carl Lewis a Los Angeles '84), ma l'unico ad averla stampata con due record del mondo. "Oggi Bolt può essere paragonato ad Owens (lo statunitense di colore che a Berlino '36 sotto gli occhi di un incredulo Adolf Hitler vinse 100, 200 e salto in lungo, ndr), con la differenza che il giamaicano vince con distacchi più grandi. Owens faceva anche il lungo, ma in questo caso non si può paragonare. Io penso che Bolt sia destinato a lasciare nella storia un segno, proprio come fece Owens''. repubblica.it
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