venerdì 21 marzo 2008

Ivana Iozzia, quando la prevenzione ti salva


La comasca Ivana Iozzia, domenica 9 marzo e` tornata a correre. Con un sorriso grande cosi`, ha disputato la maratonina di Como, senza alcuna ambizione di classifica, solo per la gioia di essere tornata in quel magico mondo podistico, che aveva temuto di perdere. La campionessa italiana di maratona negli ultimi due anni, si era fermata a inizio anno, dopo aver vinto una gara su strada a Modena.
Il 16 gennaio, ad una visita di routine per le mappature nevi (nei) le riscontrano una lesione melanocitaria, fortemente atipica all’altezza del ginocchio della gamba destra. Scoprire all’improvviso di avere un timore maligno ti puo` cambiare la vita e gettarti nella disperazione.
I giorni successivi illustrano un percorso che ha lasciato tracce indelebili. Ha voluto comunque raccontare questa esperienza, che dopo quasi due mesi di alterne sensazioni, ha ritrovato la luce della speranza concreta, di essere uscita dal tunnel.

Quando ti hanno consigliato l’intervento?
“L’asportazione cutanea e` stata effettuata subito. Confermando, caratteristiche di irregolarita` cliniche e dermatoscopiche. Ero serena. Se un nevo presenta il rischio di degenerare in tumore, c’e` la biopsia. “E’ la prassi” ho pensato “nulla di grave”`.

A casa?
“Legittima preoccupazione al mio dramma, ma anche e soprattutto grande supporto morale e incoraggiamento. L’esperienza ha innestato in me e nei miei famigliari una nuova presa di coscienza nei confronti di alcune forme tumorali, come il melanoma appunto, che, se non diagnosticate precocemente, possono portare in breve alla morte`.

Il tuo tecnico?
“Con Eugenio Frangi facciamo gioco di squadra nel bene e nel male. In questo periodo ci siamo sostenuti e incoraggiati a vicenda, uno era la stampella dell’altro. Naturalmente, di fronte alla salute tutto viene relegato in secondo piano, anche le ambizioni sportive piu’ elevate. C’e` tutto il tempo per la riscossa. Abbiamo affrontato a muso duro il pericoloso avversario, trionfando laddove la medaglia d’oro era obbligatoria. Il piu’ prestigioso trofeo da aggiungere al mio palmares”.

datasport.it

Nessun commento: