
IL RITIRO - Tutti questi complimenti, peraltro meritati, non hanno fatto cambiare idea a Baldini: «Dopo diciotto anni di carriera, questa è la mia ultima maratona, non solo con la maglia della nazionale, ma proprio in assoluto. Il piacere di correre c'è ancora, ma il fisico non mi regge più: troppi infortuni, e non mi sembra il caso d'insistere». «Che io debba chiudere con la gara più lunga - ha insistito l'azzurro - lo dimostra anche questa maratona. Mi ero preparato alla grande ma appena ho dovuto mettere quel qualcosa in più che serviva per rimanere ad alto livello sono arrivati i problemi. Si vede che il fisico ha raggiunto il suo limite». Così nel 2009 farà solo qualche apparizione nelle corse su strada di durata limitata: «Correre anche ogni settimana è una cosa che in questi anni di maratone mi è mancato. Adesso vorrei riprendere quei ritmi». Poi gli piacerebbe diventare un esempio per i più giovani, «un po' quello che Bordin ed altri sono stati per me».
IL VUOTO - Ce n'è davvero bisogno perché oggi ha chiuso non solo Baldini ma un'intera generazione della maratona italiana, dietro la quale c'è il vuoto, ovvero nessun nome spendibile tra coloro che hanno tra i 20 e 30 anni. «Ci vorranno almeno dieci anni - prevede coach Gigliotti - prima di tirar fuori un campione come Baldini, se lo troveremo. Elementi interessanti come Lalli e Meucci non sembrano convinti di puntare sulla maratona, per quelli ancor più giovani c'è il vuoto assoluto. Del resto basta andare nelle scuole e si nota che i nostri ragazzini sono quasi tutti obesi. I keniani vincono perché hanno strutture motorie diverse, ma anche tanta fame».
IL SACRIFICIO - Baldini conferma («gli africani senza dubbio hanno una marcia in più, e anche molta più disponibilità al sacrificio»), poi riprende il racconto della sua ultima corsa sui 42,195 chilometri. «Credo sia giusto chiudere così - ha continuato Baldini - e peccato per gli intoppi fisici degli ultimi mesi, ad aprile e nei giorni scorsi. Senza questi problemi avrei ottenuto in risultato migliore: non so se avrei potuto lottare per il podio, perché davanti sono andati davvero forte, ma nei primi otto sarei sicuramente entrato. Il Baldini di Atene se la sarebbe giocata con il keniano: magari uno dei due avrebbe staccato l'altro negli ultimi chilometri, oppure ci saremmo giocati la medaglia d'oro in volata». Va bene anche così, quando si sa essere campioni anche nella sconfitta: Baldini chiude con un'altra Olimpiade e l'Italia deve dirgli soltanto grazie, sperando di trovare al più presto un erede.
LA GARA - Per la cronaca la maratona è stata vinta dal keniano Samuel Wanjiru che ha conquistato la medaglia d'oro con il tempo di 2h06'32". Argento al marocchino Jaouad Gharib (2h07'16"), bronzo all'etiope Tsegay Kebede (2h10'00").
corrieredellosport.it
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