FantaSprint
Per chi ha potuto godersi i Trials, ma anche per chi ha atteso l'aggiornamento delle pagine web per scoprire cosa fosse successo solo pochi minuti prima, i numeri apparsi sugli schermi della tv o del computer hanno letteralmente abbagliato. Sabato notte, ad esempio, prima Gay ha tolto a Maurice Greene il primato dei cento metri, poi Bolt a Kingston ha stracciato Asafa Powell. Prima dei due eventi, l'apocalisse delle finali femminili. Che si potesse arrivare a risultati straordinari lo si è capito fin dalle batterie di Eugene; basti pensare che il primo turno dei 100 femminili ha partorito un undici netto (della Lee), poi un 11.01 ed un 10.94, che con vento o senza rimane un signor 10.94; nelle batterie maschili si è vinto con 9.96, 10.06, 10.04, 10.10. Batterie, si badi bene.
Come a Indianapolis
Nell'edizione dei Trials del 1988 successero cose mirabolanti nei quarti di finale, col mondiale della Griffith sui 100 e prestazioni-monstre da parte di tutto il parco velocità a disposizione. A Eugene la parabola si è ripetuta, e sono piovuti dal cielo il clamoroso record degli Stati Uniti di Tyson Gay (9.77) ed il 10.76 di Marshevet Hooker (ventosissimo ma terrificante), oltre ad altre sette prestazioni (sia legali che ventose) sotto gli undici secondi per le ragazze e ben sette tempi, tutti apparentemente legali, al limite dei dieci netti per gli uomini, più il primato del mondo junior eguagliato dal 18enne Demps con 10.01. I nuovi mostri sono Padgett (9.89), Patton (9.89), Ivory Williams (9.94), il piccolo Martin (9.95, aveva 10.13 e in batteria era sceso a 10.10). Paga lo scotto dei quarti Crawford, fuori con 10.09.
Semifinali da urlo
La Edwards vista correre in 10.78 è una macchina da guerra. In sei vanno sotto gli 11.00 e la vittima illustre della carneficina cronometrica è Carmelita Jeter, candidata al viaggio olimpico e fuori dalla finale. Un metro e mezzo dietro l'ultimo posto buono per la finale anche Bianca Knight, ma la sua gara sono i duecento. Nelle semifinali maschili non ci sono sorprese, a parte l'amarezza di Spearmon (altro duecentista in riscaldamento sui cento) che esce per un millesimo! Fuori anche Holliday, che ai Trials per andare ad Osaka, lo scorso anno, trovò spazio sul podio per carenza di avversari. Qui, con questi numeri, c'è stato il capogiro.
Le finali dei 100: Gay 9.68
Se con 10.93 non si va alle Olimpiadi, allora non abbiamo visto ancora niente. La Edwards non ha corso con altrettanza sicurezza come nella semifinale, ed ha salvato il secondo posto per tre millesimi su Lauryn Williams. Il trionfo è di Muna Lee in 10.85, una ragazza che poche stagioni fa prometteva grandi cose poi si era persa un po'. Al patibolo la Hooker (quarta in 10.93 e buonissima per la 4x100) e la Felix (quinta in 10.96). Quest'ultima ha però le sue maggiori chances nei 200, dove è stata meravigliosa campionessa del mondo ad Osaka, dopo esser stata costretta a rinunciare all'accoppiata 200-400 per via del programma orario olimpico penalizzante.
Fino a domenica scorsa il 100 metri più veloce di sempre, in qualsiasi condizione, era il 9.69 corso da Obadele Thompson tra le nuvole di El Paso dodici anni fa con una mezza bufera a sospingerlo verso la linea del traguardo. Ora c'è Tyson Gay, che con 4,1 metri di vento al secondo è il primo della lista con 9.68! Sei uomini sotto i dieci netti, pur se col vento irregolare, sono una vera schiccheria. Gay ha spinto come nei quarti, frequenze da briciare la pista, accelerazione superlativa.
A Pechino va il favoritissimo e porta con sé i candidati migliori del lotto dei finalisti: Dix (9.80), che fino a due mesi fa pareva perso per un infortunio preoccupante, e Patton (9.84), che in questa stagione ha trovato lo smalto di qualche tempo fa, quando era conosciuto soprattutto come eccellente duecentista. Dispiace per Padgett, straordinario quarto con 9.85, che avrebbe meritato il proscenio della gara individuale ai Giochi per quanto mostrato negli ultimi mesi. Gay è ora atteso dai duecento metri: visto come sono andate le cose sui 100, è probabile si debba ancora mozzare il fiato per chissà quale grandiosità.
Le altre gare
Sprint a parte, come non parlare della ipermuscolata Hyleas Fountain? L'eptatleta ha sorpreso con 6667 punti, macinando qualità fin dai 100 ostacoli (12.65 ventoso) e soprattutto centrando un clamoroso 6.88 nel salto in lungo. Tutto come da copione nel peso maschile: vanno i tre Golia (Hoffa, Cantwell e Nelson, che ha rischiato di brutto contro un mai domo Taylor). Per Hoffa 22.10 all'ultimo lancio (ma era già al comando con 21.94), per Cantwell 21.71, anche lui in extremis. Nell'asta chiude in bellezza Hartwig: a 41 anni farà le Olimpiadi, prima di lasciare l'attività in settembre con un meeting-happening organizzato apposta per l'addio. Solo terzo Walker, l'uomo dei 6.04, ma l'importante era passare oltre. Vince Miles con 5.70.
Finali dei 400 ostacoli: il campione del mondo Clement se l'è vista brutta salvando il posto per un decimo su Gaymon ed il secondo posto di sei centesimi su Angelo Taylor, che tenta l'avventura a otto anni dall'oro di Sydney. Vince Jackson in 48.17. Nella finale femminile perde il posto la Demus, quarta dopo il ritorno alle gare post-parto gemellare. La precedono la vincitrice Tiffany Ross-Williams in 54.03, la formidabile ventenne Queen Harrison (che farà anche i 100 ostacoli) e Sheena Johnson, ora sposata con Mr.Tosta.
Dwight Phillips era aggrappato con un filo di cotone al terzo posto nella finale del lungo maschile: il viaggio, e la difesa del titolo olimpico conquistato ad Atene, gli è stato negato per il tardivo exploit di Trevell Quinley, 8.22 al quinto turno per l'ingresso sul temporaneo podio, poi 8.36 conclusivo buono anche per il titolo di campione degli Stati Uniti. Una sorpresona.
Le prime vittime
In tanta abbondanza è normale annoverare cadute più o meno clamorose: nei primi tre giorni di gare soon caduti con l'onore delle armi della finale un campione olimpico (Phillips, quarto nel lungo con 8.20 e in quota-qualificazione per due terzi di gara), la Demus sugli ostacoli, l'astista col caschetto Stevenson, la Leach sempre sui 400 ostacoli, candidata a una recita importante nella finale e finita invece k.o. in batteria.
Bolt, l'ammazzasette
I cento metri, è noto, si corrono tutti d'un fiato. Bolt no. Il giamaicano ha addirittura rallentato nella finale dei Trials di Kingston voltandosi per ben due volte per lanciare sorrisetti ad Asafa Powell. Bolt ha chiuso in un 9.85 irridente che poteva essere ben altra cosa, Powell ha passato la prima metà di gara guardandosi i piedi ed ha macchiato la bella impressione destata in batteria (9.90 in scioltezza). L'ex-primatista del mondo non è ancora lui. Bolt è, al momento, molto più di tutti gli altri.
La finale dei 200 è stata, per Bolt, la dimostrazione di uno strapotere visto difficilmente in passato. Ai 150 metri ha smesso di correre ed ha percorso l'ultimo tratto come fosse lì a fare jogging. Sul tabellone un luccicante e surreale 19.97 ottenuto in maniera sconcertante.
Finali femminili: Kerron Stewart è rinvenuta negli ultimi trenta metri dalle corsie centrali, domando le rivali con una schiacciante superiorità. Nella sua scia, nella corsia di destra, alla Campbell sono mancati altri 4-5 metri di pista per riagguantare il terzo posto. Il più grande cento metri femminile di sempre, con quattro atlete sotto i 10.90. La Stewart è imperiosa in 10.80, la piccola Fraser si è migliorata di un'immensità fino a 10.85, la Simpson terza in 10.87. Veronica Campbell esce pur eguagliando quello che era (10.88) il suo mondiale stagionale.
Sui 200 la Campbell risorgerà in modo sbalorditivo, spaccando il mondo con 21.94 dopo un'uscita dalla curva ancora in grande spinta ed in debito di tutto nel finale, quando è stata quasi raggiunta da una favolosa Stewart (21.99!). Compie il secondo capolavoro la Fraser, terza in 22.15. Illustre vittima dei Trials giamaicani la Simone Facey, naufragata in semifinale sui 100 e quarta sui 200 nonostante un grandioso 22.25. Due atlete non scendevano nella stessa gara sotto i ventidue secondi da tempo immemorabile. Sui 100 ostacoli vince la Foster in 12.50 sulla Ennis-London (12.57) e sulla Dixon (12.71). Sono tre ultratrentenni ancora capaci di dire la loro. La sopresissima è venuta dai 400 femminili, dove si è laureata campionessa nazionale Rosemarie Whyte, fino a pochi giorni fa altalenante sui 52.3, e clamorosamente sbocciata in questi Trials con 50.05!
Star Wars
Superato lo sbigottimento iniziale per una serie così incredibile di grandi prestazioni, del doppio show allestito a Eugene ed a Kingston restano alcuni punti fermi: che Usain Bolt non sta spingendo fino in fondo e che il fulminante avvio di stagione, fino al primato del mondo, non è stato un caso ma un inizio, che su Asafa Powell grava sempre più forte il sospetto che possa replicare a Pechino il mancato raggiungimento dell'oro (mentre Bolt spiazza con una devastante forza mentale, basti vedere come ha corso la finale dei cento di Kingston dopo il nervoso gesto di stizza per la falsa di pochi istanti prima), e che a Tyson Gay ha fatto assai bene prendersi uno spavento in batteria per aver rischiato il passaggio ai quarti per uno sciagurato rallentamento.
Altro dal continente americano
Aste in fibrillazione: Chelsea Johnson ha saltato 4.73 in una riunione pre-Trials a Los Gatos, in California. Diverse gare a Jonesboro, in Arkansas, tutte indoor, manca l'impianto all'aperto: sale come mai prima Jillian Schwartz, fino a 4.72. Ma il meglio arriva dal Brasile, dove Fabiana Murer ha salutato con successo quota 5.80 domenica a San Paolo. Riunione fortunata un po' per tutti i salti: La Maggi ha sfiorato i sette metri nel lungo (6.99), e Gregorio ha finalmente centrato una gara discreta con 17.28.
Gli altri Trials
Li chiamano così anche nelle Bahamas, e speriamo per Donald Thomas, campione del mondo di salto in alto, che non siano rigidi come quelli statunitensi. Il grande talento dell'isola è infatti inciampato in una brutta giornata (ed in condizioni di scarsa visibilità in tarda ora), saltando solo 2.13 e classificandosi quarto. Tra i risultati nella velocità 9.97 ventoso di Atkins, 22.82 della Freguson-McKenzie e 22.85 di un'altra Ferguson (18 anni), e gran ritorno di Chandra Sturrup, che a quasi 37 anni lascia la zampata vincendo il titolo in 11.4 e facendo un centesimo meglio in batteria. I Sands in festa: il triplista Leevan ha saltato 17.45 con vento oltre il limite, l'ostacolista Shamar ha trovato una brezza di due metri per arrivare al primato nazionale dei 110 in 13.44. Sui 400, arma letale dei bahamensi, vince il 30enne Brown con 45.43 sul campione NCAA Andretti Bain e su Mathieu.
Europa: la Slesarenko a 2.02
Salti a Eberstadt: debutto della campionessa olimpica Slesarenko, capace di issarsi subito a 2.02. regolarissima la tedesca Friedrich, seconda a due metri. Lanci nordici: a Kaustinen 81.09 del martellista ungherese Pars. A Nijmegen l'etiope Tufa ha corso un diecimila metri in 30.38.33, terza prestazione mondiale stagionale. Centra il minimo olimpico Lornah Kiplagat, seconda in 31:04.04. In settimana straordinario 1:43.07 sugli 800 del cubano Lopez (ottimo quattrocentista) a Jerez de la Frontera, e tripudio cubano a Lilla, dove nonostante la pista bagnata e il freddo Dayron Robles ha corso i 110 ostacoli in 12.96 e dove la Savigne ha portato il mondiale stagionale del salto triplo a 15.02.
Giusto in tempo per candidarsi ad un posto al sole di Olimpia ecco tornare in auge il finnico Evila, che a Goteborg ha migliorato il primato nazionale del salto in lungo con un balzo di 8.22, vincendo su Mokoena. Molti buoni risultati al Cezmi Or Memorial di Istanbul: il lunghista ucraino Makarchev ha saltato 8.13 sulla novità bulgara Bozhinov (8.06), l'ostacolista turca Yanit ha eguagliato il record nazionale degli ostacoli alti in 12.76. Dai concorsi 14.50 della kazaka Rypakova nel triplo (proviene dalle prove multiple) e 20.78 dl potente pesista bielorusso Lyzhin. In Slovenia ulteriore progresso per la lunghista Kolaric, che nei campionati nazionali promesse ha saltato 6.78. Ancora dai salti, 4.75 della polacca Pyrek a Sopot.
Germania: fa notizia il record del mondo junior dell'asta eguagliato a Biberach dal tedesco di colore Holzdeppe, un risultato che era nell'aria da diverse settimane vista la continuità di risultati del ragazzo. Nello stesso meeting il britannico Chambers ha messo un altro punto a suo favore nella querelle che lo vede ancora in caccia di un posto per i Giochi, vietatigli della federazione inglese per la nota squalifica-doping: con 10.06 ha eguagliato il miglior tempo inglese della stagione, che è di Edgar. Poi, ieris era, ha corso in 10.05 a Sofia perdendo dal qataregno nato in Nigeria Francis. Squilli dal triplo: il bulgaro Karailev, sempre a Sofia, ha fatto faville con 17.38. Per tornare in terra tedesca una riunione di lanci a Gotha, dove la Kleinert ha lanciato a 19.74.
Miankova vicina al mondiale
La martellista bielorussa Miankova ha lanciato a 77.32 a Minsk, domenica scorsa. Gara eccezionale, con la Pchelnik a 76.33 e la Smalyachkova a 73.92. In attesa di Tsikhan, ancora fermo, si scatenano Varantsou con 81.31 e Sviatokha con 80.70.
Asia: finalmente Murofushi
Il campione olimpico ha esordito dopo una lunga assenza per problemi fisici a Kawasaki, sede dei campionati nazionali giapponesi, conclusi oggi: scontata la vittoria, cercava la misura, che è arrivata con 80.89. Alcune controprestazioni non hanno inficiato l'ufficializzazione della squadra nipponica per le Olimpiadi, che comprenderà anche il deludente Suetsugu, battuto sui 200 con un crono superiore ai ventuno secondi. Tra i risultati 5.70 di Sawano nell'asta e 49.17 di tamesue nei 400 ostacoli, che è una gran cosa visto che era dato per spacciato in ottica Olimpiadi fino a pochi giorni orsono per le precarie condizioni fisiche.
Grand Prix asiatici: a Bangkok 16.93 del kazako Valiyev nel triplo, a Nachon Ratchasima tocca al kazako Etkov (17.07) ed alle staffette veloci, dove Cina e Thailandia hanno ingaggiato un doppio duello vinto in entrambe le gare dai cinesi. Nella 4x100 uomini 38.81 cinese (primato) e 38.94 thailandese. Nella 4x100 donne 43.26 contro 43.38 (primato della Thailandia).
I Trials cinesi: l'armata di Ma Junren non c'è più e le poche cose arrivano da Liu Xiang (che non era presente) e dalle lanciatrici. Nel mezzofondo, sparita l'olimpionica Xing Huina, c'è una 19enne promettente, ma ai Giochi sarà davvero poco probabile insidiare la linea Maginot dell'Etiopia. Si distingue il triplista Li Yanxi, planato a 17.20.
Africa: mezza Pamela
La Jelimo ha corso i 400 metri ai campionati del Kenya, e non la distanza che l'ha resa recentemente famosa, gli 800. Si è migliorata di oltre due secondi scendendo a 52.73, battuta dalla Muthoka, giunta in batteria al primato nazionale. In una riunione in Tunisia, la velocista del Bahrain Al-Gassra ha corso i 200 metri in 22.45 con vento a 3,1.
Marco Buccellato
fidal.it